venerdì 23 settembre 2016

L'associazione politico-culturale "Kaboom" si prepara alla presentazione del 2 ottobre


Chi mi legge lo sa, sono sensibile a tutto ciò che mi circonda. Osservo, analizzo, elaboro e cerco di raccontarvi ciò che sento. In tutto questo non potevo esimermi dall'esternare la mia preoccupazione per la mia Terra, la Sardegna, e in particolare per il mio territorio, il nuorese, che insieme a Siniscola, Posada e a tutti gli altri piccoli e grandi centri che popolano questa perla della nostra Isola, si trova in difficoltà per svariati motivi che avremo modo di approfondire.

Ebbene, come ho già anticipato qualche giorno fa sul mio profilo Facebook, insieme ad alcuni amici si è deciso di fondare Kaboom, un'associazione politico-culturale dal nome volutamente esplosivo, che intende richiamare l'attenzione di persone volenterose che sono preoccupate per la difficile situazione in cui versa il nostro territorio, ma anche di coloro che sentono il desiderio di riscoprire il lato buono della politica.

Sì, perché è ormai evidente che ci sta allontanando sempre di più dalla politica, dimenticando che questa non può e non deve essere associata solo ai problemi, ma soprattutto alla ricerca delle soluzioni. La politica è importante, i problemi li conosciamo tutti, ma per risolverli c'è bisogno di buona volontà, di menti, dinamiche, di idee, di dialogo, di fiducia e soprattutto di onestà. Ora vi abbandono un attimo per lasciarvi allo splendido manifesto fondativo:

KABOOM!...L’esplosione che riaccende la passione civile di tutti coloro che guardano alla buona politica come ad un'opportunità, per il proprio paese, per il proprio territorio, per la nostra Sardegna. Con questo spirito, un Gruppo di coraggiosi, costituito da amministratori, studenti, professionisti, impiegati, operai, casalinghe e semplicemente cittadini, intendono lanciare una sfida culturale e politica, nel tentativo di scardinare il germe della contestazione fine a se stessa, ricercando invece, le ragioni comuni per un nuovo impegno di tutti coloro che vogliono contribuire a restituire dignità e autorevolezza alle istituzioni, creare le condizioni per promuovere una migliore qualità della vita dei cittadini, credere nella bellezza della politica. Politica come massima elevazione dell’uomo ad artista che plasma il vivere quotidiano, come ricerca della perfezione e risoluzione dei problemi. Ma, per tentare di cambiare le cose che non vanno è necessario credere, anche nell’impossibile, stimolare un lavoro di squadra ed organizzare un incubatore di idee, proposte e contenuti da trasformare in azioni concrete, anche attraverso la costituenda Associazione politico-culturale, per condividere finalità e scelte nell'ambito delle quali ciascuno potrà esprimere il proprio pensiero. Noi di “Kaboom” ci sforzeremo per coinvolgere le migliori intelligenze del territorio e di tutti coloro che, volontariamente, intendono fare la propria parte per contribuire insieme alla definizione di una nuova piattaforma programmatica, ragionata, coscienziosa, scientifica e condivisa. Un collettivo che nasce dal basso, tra la persone e sulle idee, e che ha intenzione di svilupparsi attraverso il dialogo. L'Associazione non ha il volto di un fondatore e nemmeno quello dei soci fondatori. Ha semplicemente il volto di tutti i suoi sostenitori che insieme decideranno il migliore percorso da seguire, ha il volto di coraggiose, gentili, persone di spirito e fede nella società e quindi della Vera Politica.

Ora dovrebbe esservi ancora più chiaro: il nostro obiettivo principale è quello di coinvolgere quante più persone possibile, ma solo se realmente intenzionate a fare - o anche semplicemente a proporre - qualcosa per la provincia di Nuoro ed in particolare per la splendida Baronia. Persone che credono nell'importanza della partecipazione e della promozione culturale (la cultura è un altro punto fondamentale dell'associazione), nel confronto e nel dialogo non fine a se stesso. Perché, come la storia insegna, solo uniti possiamo farcela. 

Avete voglia di partecipare o anche solo di ascoltare ciò che abbiamo da dire? Allora vi aspettiamo il 2 ottobre, a Posada, presso la splendida cornice della Casa delle Dame. L'appuntamento è fissato per le 17:30. Restate sintonizzati attraverso Facebook per tutti i dettagli dell'incontro. 

A presto, Max.





domenica 29 maggio 2016

Persone da cui fuggire: quelle che divorano la tua autostima


Certe persone sono come le sanguisughe, ma invece del tuo sangue si nutrono della tua autostima. Per riconoscerle, ci vuole poco: inizialmente, il loro modo di fare può sembrare attraente. Ti sembrano forti, ti fanno pochi complimenti ma buoni, poi col tempo ti criticano sempre di più. Inizialmente, però, scambi questo tipo di critiche per sincerità, e in qualche modo apprezzi la loro schiettezza. Ma non è proprio così.

In realtà loro ti criticano perché sono insicure, molto insicure. E dopo qualche sporadico complimento, che custodisci con orgoglio, arrivano altre critiche e poi altre ancora e ancora. Ti rendi conto che qualsiasi cosa tu faccia, non va bene; anche se, in fondo, sai di averci messo l'anima. Ma no, a loro la tua anima non basta. Non ti dicono mai "sono orgoglioso di te", e se lo fanno c'è sempre qualche parola di riserva che si conficca nel cuore.

Ma la cosa peggiore è che ti fanno sentire sbagliato. Ti infondono una persistente sensazione di incertezza, di scarsa fiducia in te stesso, perché in fondo è proprio questo che vogliono: disarmarti. Sanno che hai tanto potenziale, ma hanno paura che tu lo possa padroneggiare e volare via. Hanno paura di perderti e, per evitare che questo accada, fanno di tutto per tagliarti le ali.

Se vi siete riconosciuti in tutto questo, il mio consiglio è uno solo: volate via, lontano da loro. Le vostre ali ci sono ancora, sono solo un po' bagnate.


sabato 28 maggio 2016

Sardegna, un mare di problemi




Sono preoccupato per la Sardegna. La mia terra vive un periodo molto difficile, al contrario del suo mare, sempre meraviglioso. Ma vivere in un luogo che offre spiagge mozzafiato e acque cristalline non basta: bisogna mangiare, realizzarsi, creare un futuro per sé e, se ci sono, per i propri figli.

Eppure i dati Istat, Eurostat e quelli del Rapporto OsservaSalute 2015 dipingono un quadro da incubo che mi turba profondamente. Sintetizzo brevemente quello che riporta il sito FocuSardegna:

  • In Sardegna hanno chiuso 475 imprese nei soli primi tre mesi di Gennaio 2016. La mia Isola, inoltre, fa parte "dei dieci territori Ue col tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) più elevato nel 2015".
  • La Sardegna è fra le regioni italiane con i numeri più alti di soggetti ricoverati per disturbi psichici e per disturbi alcol-correlati, nonché di mortalità per suicidio.
  • La Sardegna è ultima in Italia per le nascite
  • I sardi sono i primi di Italia per l'utilizzo delle slot machine (buttano via 500.000 euro al giorno)
Come potete giudicare voi stessi, questi dati non sono più considerabili come un campanello d'allarme, perché quello è suonato un po' di tempo fa. L'allarme si è solo aggravato. In Sardegna c'è poco lavoro, molti giovani vanno all'estero e chi resta difficilmente viene pagato bene e regolarmente. Oltretutto c'è il problema dei costi esorbitanti dei traghetti, che per molti turisti sono diventati proibitivi. D'altronde voi cosa fareste al loro posto? Non esiste solo la Sardegna, al mondo, mentre la tasca è una sola. Questo taglia le gambe a un settore, quello turistico, che per tante persone è un'importante fonte di reddito.

Però voglio fare una precisazione: la colpa, in parte, è anche dei sardi. Sì, perché c'è una mentalità dormiente, scarsamente propositiva, che spesso porta i giovani a starsene chiusi in casa in attesa che il lavoro gli piombi addosso. O, peggio, si rintanano in qualche bar, sperando nel miracolo tra un bicchiere di birra e l'altro. I problemi ci sono, ma bisogna anche rimboccarsi le maniche e andarsi a prendere la soluzione. I sacrifici sono la chiave, altrimenti i portoni si apriranno solo per gli altri.


giovedì 26 maggio 2016

L'incastro perfetto e altre invenzioni dell'amore impaziente



Dopo il mio articolo di qualche giorno fa in cui parlavo delle storie che ci fanno sentire in prigione, oggi voglio affrontare con voi un altro argomento simile: i rapporti che vengono distrutti dall'impazienza.

Il punto di partenza è questo: le persone sono diventate intolleranti e si mandano a quel paese dopo pochi mesi di frequentazione (quando va bene). Ciò è anche dovuto alla facilità con cui oggi si raggiunge l'intimità, grazie soprattutto ai social media che hanno abbattuto alcune barriere del pudore.

Questo genera la nascita di tanti rapporti seza futuro ma anche di tanti che ne avrebbero avuto uno, se solo le persone avessero avuto più pazienza. C'è infatti sempre meno voglia di capire l'altro, si pretende che ci debba essere l'incastro perfetto, una sorta di rapporto già pronto senza sbavature; un amore non da costruire, ma già montato e sistemato sullo scaffale. Si cerca, quindi, la leggendaria anima gemella con cui non avere mai, o quasi mai, incomprensioni.

Diciamocelo subito: questa è una gran stronzata. Le mie storie, e quelle di chi ho conosciuto fino ad ora, mi hanno insegnato che non esiste la perfezione in un rapporto. All'inizio è tutto straordinario e meraviglioso, ma col tempo è assolutamente naturale che alcune cose vengano a mancare. Le farfalle nello stomaco non sono così tante com'erano all'inizio, perché la vita di tutti i giorni ci costringe a focalizzare l'attenzione su tanti problemi, facendo cambiare forma al nostro rapporto.

Ma in che modo lo cambia? In meglio. Sì, sembra una cazzata, ma secondo me lo cambia in meglio. Ci si trova seriamente a vivere la vita di tutti i giorni, a scambiarci i dubbi, le delusioni, le paure. La vita, cari miei, è quella.

E' vero, dopo un po' di tempo viene a mancare quell'emozione dovuta alla scoperta reciproca, ma questo non significa che l'amore sia finito. L'amore non è nell'entusiasmo iniziale: quello è l'onda che spinge il rapporto al largo, dove la vita è un'incognita piena di vittorie, sconfitte, gioie e dolori da affrontare mano nella mano.

E non c'è amore se non si riesce a prendere il largo insieme. 

martedì 24 maggio 2016

Quando un rapporto diventa una prigione per l'anima




Non a tutti capita, ma chi lo vive si sente in prigione: le sbarre sono fatte di paura, sensi di colpa e routine. Tre ingredienti pericolosi per chi continua a stare con la persona sbagliata. 

Queste sono le premesse di un rapporto che non funziona più: il dialogo sfuma, la tensione cresce, la voglia di cambiare ti stringe il cuore come un pugno. Ma tutto questo non basta per farti prendere una decisione, perché il senso di colpa è subdolo, ti fa credere che non potrai convivere con quelle ferite inferte al cuore di chi ti vuole bene. E  pensi che magari, in fondo, è solo un momento che passerà. Ma i momenti non durano per sempre, e dentro di te lo sai bene. 

Magari il tuo partner pensa la stessa cosa, ma nessuno dei due è in grado di ammetterlo. Ed è così che nascono furiosi litigi per qualsiasi stupidaggine, scatenati dalla tua anima (e forse anche dalla sua) che urla invano, soffocata come una prigioniera affamata di vita ed emozioni. 

Non sono uno psicologo e neanche un consulente matrimoniale, credo solo che un rapporto richieda certamente pazienza, soprattutto nelle fasi più avanzate, ma credo anche che la tristezza non debba mai essere così profonda da farci pensare, quasi tutti i giorni, "ma davvero dovrò vivere il resto della mia vita così?

La risposta è NO. Non solo non devi, ma non puoi, perché stai impedendo a te stesso e all'altra persona di amare ed essere amato nel modo giusto. Trovate dentro di voi il coraggio, perché vi assicuro che c'è, e lasciate che le vostre mani si separino. Un giorno vi ringrazierete per questo. E se uno dei due non capirà, pensa solo che tu l'hai capito anche per lei. 

Spero che questo mio post possa esservi d'aiuto, in qualche modo, perché so che siete in tanti. Vi auguro il coraggio di ricominciare.

lunedì 23 maggio 2016

Consigli per l'estate, la selvaggia spiaggia di Bèrchida


L'estate è alle porte e io ho la fortuna di vivere in un posto ideale per viverla: la Sardegna. Siccome amo il mare, voglio darvi qualche consiglio di tanto in tanto su qualche spiaggia che ho visitato e che mi ha colpito particolarmente. Oggi ho scelto per voi la spiaggia di Bèrchida (che troppi confondono con Berchìdda, un paese del nord Sardegna che non c'entra niente con questa località).

Se siete tra quelli che l'hanno già visitata, converrete con me che si tratta di una delle più belle spiagge in assoluto. Si trova nel territorio di Siniscola (il mio territorio), al confine con quello di Orosei, ed è raggiungibile attraverso una strada sterrata collegata alla SS125, a pochi minuti di distanza da Capo Comino (dove abito). Dopo qualche centinaio di metri (mi raccomando, guidate piano perché la strada è stretta), vi troverete davanti a un ampio parcheggio a pagamento. Da lì potrete raggiungere questa selvaggia perla del Mediterraneo.

Vi avviso: non è una di quelle spiaggette piccole tipiche dell'Ogliastra, ma uno spiaggione molto vasto che si rende unico per tre motivi particolari: l'acqua cristallina, le colline boscose che si trovano alle spalle e lo stagno verdeggiante.

Vi assicuro che vi sembrerà di essere finiti su un'isola deserta in stile Lost, ma senza le palme. Non c'è traccia di presenza umana, ma solo di ginepri secolari, macchia mediterranea e delle caratteristiche rocce di granito rosa. Uno spettacolo straordinario accentuato dal contrasto con l'acqua trasparente. Se poi avrete occasione di visitarla d'inverno, vi potreste godere lo spettacolo di qualche mucca spaparanzata al sole.

Il mio consiglio, quindi, è di non farvi sfuggire quella che da molti è considerata la spiaggia più bella del mondo. Buona vacanza.

P.S.: se non sapete dove pernottare, vi consiglio di fare un salto al B&B Le Dune. Qui trovate la pagina Facebook della struttura.

sabato 21 maggio 2016

Un tuffo nel passato con i 5 videogiochi che ho amato di più


 
Alla fine degli anni '80 i miei genitori decisero di farmi un regalo che non dimenticherò mai: l'Amstrad CPC 464. Per me fu l'inizio di un amore che dura fino ad oggi: i videogiochi. Ebbene sì, sono un amante dei videogame e ho iniziato a giocare proprio con quel fantastico computer che ora riposa in soffitta dopo anni di glorioso servizio.

Ebbene, tagliamo corto: in questo post voglio citare i 5 videogiochi che ho amato di più durante la mia adolescenza, nella speranza che qualcuno di voi possa fare un piccolo viaggio nel tempo tornando ai fantastici anni '90.

Final Fantasy VII (PlayStation): lo acquistai incantato dal poderoso marketing che fu orchestrato nelle riviste del settore (che divoravo) e in TV, ma mi ritrovai tra le mani un gioco completamente in inglese che mi deluse profondamente... almeno fino a quando decisi di riprovare a giocarci, con un bel dizionario d'inglese al mio fianco. Che dire, il primo amore non si scorda mai, soprattutto se ti ha fatto soffrire.

Super Mario Land 2 (Game Boy): parliamoci chiaro, questo è uno dei migliori giochi bidimensionali dedicati a Super Mario, ed io lo divorai davanti al fuoco del camino, in un freddo Natale degli anni '90. Le musichette, ancora oggi, mi fanno emozionare. Fantastico.

Sonic (Master System): nella prima metà degli anni '90 uno dei miei tanti cugini mi prestò il SEGA Master System con il gioco di Sonic incluso. Per chi non lo conoscesse, era il capostipite della serie che cercava di contrastare l'incredibile successo di Super Mario (Nintendo). Beh, che dire, io ci ho giocato per un'intera estate. Dovrebbe bastare per farvi capire quanto l'ho amato.

Commando (Amstrad CPC 464): questo gioco ha avuto la capacità di farmi inventare nuove parolacce. Era difficilissimo, ma anche ipnotico. Vi svelo un vergognoso segreto: non sono mai riuscito a finirlo, ma non ditelo ai miei amici.

R-Type (Amstrad CPC 464): e niente, c'era un'astronave, qualche alieno da disintegrare, poi sempre più alieni, poi altri ancora, e ancora... e poi i mostri di fine livello, grandi quanto tutto lo schermo. Indimenticabile.

Ecco, questi sono i giochi che ho amato di più quando ero ancora un liceale alla ricerca di un posto nel mondo (che non ho ancora trovato). E i vostri quali sono? Scrivetemelo qui sotto o anche su Facebook. In ogni caso grazie per esservi fermati da me.

Capo Comino, tra colori e leggende del passato


C'è un angolo della Sardegna in cui sono cresciuto, e oggi è di questo luogo che voglio parlarvi. Non amo gli articoli molto lunghi, credo che le persone abbiano sempre meno pazienza di leggere al giorno d'oggi, in questa società sempre più frenetica. Pertanto sarò breve.

Il luogo di cui vi parlo è Capo Comino, una località del comune di Siniscola (in provincia di Nuoro), che si trova nella costa orientale della Sardegna. Già questo dovrebbe bastare per renderlo una meta da raggiungere, ma questo posto ha qualcosa di magico che ogni persona che lo ha visitato mi ha puntualmente confermato: ci sono colori che difficilmente potrete vedere altrove, soprattutto nelle giornate limpide e soleggiate che dànno la possibilità alla sabbia, alla vegetazione e all'acqua cristallina di fare il proprio dovere.

Ma soffermiamoci un attimo sulle imponenti dune che rendono unico il paesaggio: queste distese di sabbia bianca e finissima sono state anche parte del set di "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto", il celebre film di Lina Wertmüller con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato. Vi ricordate la scena della passione violenta sulla spiaggia? Ecco, proprio quella è stata ripresa in questo affascinante deserto bianco. Stendiamo un velo pietoso, invece, sul remake del film con Madonna (Swept Away), girato anch'esso a Capo Comino. Una porcheria che non merita altre parole.

Vale inoltre la pena parlare del faro, che domina l'estremo orientale della Sardegna: si dice che in quelle acque sia naufragata un'intera flotta dell'imperatore Nerone, a causa di una tempesta; questa storia mi ha sempre affascinato, ma credo che faccia a chiunque lo stesso effetto. Ah, quasi dimenticavo: c'è anche un aereo francese della Seconda Guerra Mondiale immerso a qualche centinaio di metri dalla spiaggia (modello Vought F4U Corsair). Con un pedalò o un gommone o (per i più coraggiosi e preparati) anche a nuoto, può essere raggiunto e ammirato con una semplice maschera e magari anche un boccaglio.

Per finire vi parlo delle spiagge: bellissime. Che poi in realtà la spiaggia è una sola, ma è così vasta che è stata suddivisa in varie zone; ma, a prescindere da quale visiterete, potrete vederle tutte con una rassodante passeggiata lungo il bagnasciuga. Lascio a voi il piacere della scoperta. Vale inoltre la pena visitare l'Isola Rossa, uno scoglio abbastanza grande da ospitare qualche animaletto (come la lucertola) e qualche arbusto. I fondali sono splendidi, preparatevi a scorci mozzafiato.

Concludendo: io con le parole non posso fare miracoli, ma Capo Comino può farli eccome: per questo dovrebbe diventare la vostra prossima meta per le vacanze.

Qui trovate la pagina Facebook di Capo Comino. Se poi avete bisogno di un letto per dormire, il mio consiglio è di scegliere il Bed and Breakfast Le Dune. Buona vacanza!

Le dune di Capo Comino (foto di Sardegna2050.it)

Una delle spiagge di Capo Comino (Foto presa dal web)



venerdì 20 maggio 2016

I segreti del mio ritratto: breve intervista a Stefania Filannino



"Mi piacerebbe ritrarti su tela", mi scrisse Stefania Filannino qualche settimana fa. La cosa mi lusingò, la trovavo una proposta originale e affascinante, e mi sentii orgoglioso di averla fatta nascere. Chi mi segue sa già che accettai, e sono molto contento di averlo fatto: ne è venuta fuori un'opera potente, intensa ed emozionante (per me di certo, per voi non so). Naturalmente sono sorte in me delle domande che ho voluto rivolgere alla diretta interessata. Siete curiosi di sapere quali sono i motivi che l'hanno spinta a sprecare il suo talento per ritrarre il sottoscritto? Andiamo a chiederlo direttamente a lei.

Innanzitutto ti ringrazio per il quadro, Stefania: più lo guardo, più mi piace. Però voglio iniziare questa breve intervista togliendomi una curiosità: perché hai iniziato a leggermi?

E' successo più di un annetto fa, mi ricordo di averti letto su una pagina, ma non mi ricordo quale. E mi piacevano i tuoi scritti...come Istintomaximo. Per caso scoprii il tuo profilo e ti chiesi l'amicizia.

Ok, andiamo dritti al punto: perché hai deciso di farmi un ritratto? 


Se vogliamo catalogare la mia pittura, mi viene d'istinto pensare agli impressionisti-ritrattisti di fine '800/inizio '900. I soggetti dei miei dipinti sono persone, anime che mi hanno suscitato una qualche emozione. Ho deciso di ritrarre te perché sei una persona che trasmette tanto e di tutto. Mi spiego, sei un vulcano di emozioni, o almeno così arrivi al pubblico: amore, passione, ribellione, stanchezza, dolcezza, amarezza, odio, veleno... E ho sentito un'Anima che forse doveva essere non solo raccontata, ma anche vista. Ne è valsa la pena.

Bello, mi piace, ti ringrazio. Altra domanda: cos'hai provato durante la creazione dell'opera?

Le emozioni che ho provato nel ritrarti sono, alla fine, le stesse che mi fanno amare l'arte e nello specifico la pittura: dall'istante in cui scelgo un'emozione al momento in cui "spezzo" il pennello e quindi alla sua superba espressione. Un parto.

Tutto molto bello. Ti faccio un'ultima domanda e ti saluto: che strumenti utilizzi per le tue opere? 
  
Per realizzare "MAX" , il tuo ritratto, ho utilizzato acrilico su tela, ma uso anche l'olio.

E' tutto, grazie ancora Stefania.

Grazie a te, Max!



Prima di chiudere, vi esorto a seguire la sua pagina Facebook, dove troverete altre sue opere. Grazie per essere passati da me, ci leggiamo.







giovedì 19 maggio 2016

Il primo post non si dimentica mai

Le prime volte non si dimenticano mai: baci, sguardi, delusioni. Aprire un blog, per me, non è esattamente una cosa nuova, perché avevo già abusato di questo mezzo di comunicazione prima di scoprire l'immediatezza dei social. Quindi non si tratta della mia prima volta.
Perché torni qui, se già ci rompi le palle sui social? potrebbe chiedermi qualcuno di voi. Beh, perché il blog ha un fascino a cui non so resistere, mi fa sentire più libero rispetto a Facebook (per non parlare di Twitter), e lo voglio usare per approfondire le mie passioni, i miei viaggi, le mie preoccupazioni e, perché no, per dire la mia sulla mia terra (la Sardegna) e per raccontarvi il mio territorio, Siniscola. Ma non solo.

Avete voglia di venire con me?